martedì 5 settembre, Buchara e Turkmenistan una macchina, la nostra, solo più Michal ed io
|
Verso le 5 del mattino il treno Tashkent-Buchara si ferma. Si interrompe il torposo rumore, il silenzio mi sveglia. Alla luce dell'alba il paesaggio è inquietante come
lo era quando l'abbiamo percorso in macchina. Sabbia che sembra galleggi nell'aria. Mi sento sporca e appiccicaticcia, sveglio Michal, non ho il coraggio
di andare da sola in bagno. Michal, che dormiva come un angioletto, si alza e mi accompagna, continuando a dormire.
Da quel momento in poi comincia la processione di chi va in bagno a lavarsi. Solo uomini, di età indefinibile, in canottiera o a torso nudo, con
l'asciugamano sulla spalla, il viso cotto dalle intemperie.
Arriviamo a Buchara puntualissimi, alle 9. La stazione dei treni non è in città, ma a 15 kilometri, in un altro paese. Prendiamo un taxi e andiamo a riprenderci la macchina. Partiamo
subito per il Turkmenistan, non è distante, una settantina di kilometri.
Prima di arrivare in frontiera decidiamo di buttare via tutto quello che riguarda l'agenzia e che non è strettamente necessario. Nelle ore passate collegata a internet ho letto cose
"turche" sul Turkmenistan. Certo, non alla stregua dell'Iran, ma tant'è, se dobbiamo prepararci per uno tanto vale farlo prima di entrare nell'altro. In Iran ho letto che oltre a non
poter portare alcool è assolutamente proibito portare giornali o video cassette con donne vestite all'occidentale. Noi abbiamo circa 1000 fotografie di nuove clienti, per non parlare
dell'archivio sul computer, abbiamo migliaia di questionari compilati...
In Turkmenistan abbiamo letto che c'è un presidente che si è equiparato ad una
sorta di messia. Ha scritto al proposito un libro, "il libro". Per prendere la patente bisogna dimostrare di averlo letto, anche per accedere a cariche
pubbliche, poi lui si è messo d'accordo con il padreterno che chi lo ha letto 3 volte va diritto in Paradiso. Ha chiuso
le biblioteche, le librerie sono piene dei suoi libri che sono anche adottati come testi scolastici (lui ha scritto di ogni argomento). Fuori da Ashgabad ha chiuso tutti gli
ospedali, tanto se uno si ammala può andare nella capitale..
Io sono spaventatissima, mi guardo intorno cercando un posto dove buttare almeno i pacchi con i questionari intonsi e gli
inviti ai meeting rimasti. A un certo punto vediamo un canale.. Mi sembra una bella idea, e siccome Michal è riluttante scendo rapidamente e butto i pacchi velocemente nel canale. Che
bestialità, non mi sono resa conto che i pacchi, avviluppati in carta cerata, non andranno a fondo!!! E così li vediamo galleggiare allontanandosi...
|
|
Arriviamo alla frontiera alle 11 e mezzo. C'è poca gente. Nella parte uzbeka facciamo abbastanza in fretta, ma i guai cominciano nella parte turkmena. Per prima cosa ci dicono che
dobbiamo pagare sia le tasse di frontiera, sia la differenza del costo del gasolio che useremo... e accettano solo dollari. Non ne abbiamo più, in Uzbekistan dove si poteva pagare
sia in euro che in dollari abbiamo incautamente preferito usare i dollari. E adesso? Ci dicono che in un gabbiotto c'è uno che li cambia. Michal ci va,
ma torna con nulla di fatto, io intanto sto boccheggiando dentro la macchina, ci saranno 50 gradi all'ombra, ma di ombra nemmeno un filo. Il tipo
nell'ufficio che è tappezzato dalle foto del presidente, si offre allora di cambiare lui, alla pari, cento euro, cento dollari. Va beh. Paghiamo circa 60
euro/dollari, poi andiamo a fare l'assicurazione. Anche qui l'ufficio ha le pareti praticamente coperte dalle foto del presidente, sono
imbarazzata, mi sento di dover almeno commentare un pò:
ah, quello è il vostro presidente... giovane
faccio, indicando una delle foto nella quale avrà 50 anni Non mi risponde.
Mentre quello scrive un altro ci dice che in Turkmenistan dovremo seguire la strada prefissata, ci
scrivono infatti una tabella di marcia. Non si può fumare al volante (ma scherza?), Michal gongola. Poi dobbiamo andare a farci timbrare i passaporti ma
nel frattempo c'è la pausa pranzo e ci dicono di aspettare le due. E' mezzogiorno e mezzo. Un'ora e mezza sotto il sole in un posto in mezzo al deserto
dove non c'è nulla da vedere. Michal lava i vetri della macchina, io mugugno stesa sul sedile dove pensavo di dormire con l'aria condizionata accesa, ma
il sole è talmente forte che non si riesce comunque a stare in macchina. Mi siedo davanti alla porta dell'ufficio dove ora ci sono 20 centimetri d'ombra
e guardo passare un militare che va avanti e indietro con i piatti del pranzo.
Alle 2 non arriva nessuno, andiamo a cercarli, ci dicono che sono dentro l'ufficio che dormono. Bussiamo, ci aprono. Poi arrivano a controllare la
macchina, ci fanno scaricare praticamente tutto e poi portare dentro l'ufficio. Dobbiamo registrare tutto quello che è tecnico, pure i walkie-talkie.
Alle 3 e mezzo partiamo per Ashgabat.
Siamo in Turkmenistan
|
|
La prima delle 10000 statue del presidente che incontreremo
|
|
Ci salutano tutti...
|
|
Dopo 50 kilometri c'è un ponte a pagamento
|
|
Ogni edificio ha la sua bella foto del presidente
|
|
gli animali per le strade sono soprattutto cammelli
|
|
|
Nelle piccole cittadine le donne hanno i vestiti lunghi, colorati, ma poche con il velo in testa. Alcuni uomini portano un berretto di pelliccia...
|
|
|
ogni 30/40 kilometri il posto di blocco e ogni volta bisogna scendere e registrarsi
|
|
il solito monumento al carro armato
|
|
Viaggiamo tutto il pomeriggio in pieno deserto, arriviamo a Mary che è già buio. Cominciamo a cercare l'albergo, ma tutti ci dicono che accettano solo
dollari e inoltre ne vogliono tanti, 60/70 che per noi sono euro a questo punto. Andiamo a mangiare in un bel posto in pieno centro. Shaschlik di manzo io
e
di capra Michal. Cerchiamo un posto dove dormire, subito fuori città, sulla strada per Ashgabat, in un piazzale pieno di sabbia.
|
|
mercoledì 6 settembre, deserto di Karakun sempre solo una macchina, la nostra, solo più Michal ed io
Mi sveglio prestissimo e comincio ad andare, Michal dorme ancora tre ore. Alla mia sinistra ora ci sono le montagne, oltre è già Iran
|
|
Siamo di nuovo fermi ad un posto di blocco, ma questa volta la monotonia dell'attesa è interrotta da un episodio singolare, diciamo una rissa. Lo strano
è che è coinvolta pure la polizia, almeno due poliziotti si prendono le botte. Sorprendente che si limitino a dividere i due che si picchiano e che una
volta divisi li lascino allontanare, prima uno, poi, a tempo debito,l'altro. Senza arrestarli, niente...
|
|
bel parcheggio
|
|
|
che meraviglia!!
|
Facciamo gasolio, il pieno: 1 dollaro e mezzo... e arriviamo ad Ashgabat. La città è alle pendici delle montagne, c'è molto vento e molta, molta polvere, sabbia. Le donne che spazzano le strade (ce
ne sono a centinaia) hanno tutte una sciarpa avvolta intorno al viso. Sono impressionanti.
|
|
La prima cosa che facciamo è quella di cercare una libreria. La troviamo, grande, in centro. Entriamo e ci accorgiamo che tutte le cose che avevamo letto
non erano riuscite a farci immaginare una cosa del genere. Una grande libreria con negli scaffali sempre solo lo stesso libro!! No, quando ci avviciniamo
e leggiamo capiamo che sono diversi i libri, ma tutti uguali, tutti con lo stesso autore, cambia solo il colore e il titolo. Sono rosa confetto, verde mela, gialli canarino e azzurri
puffo.
Siamo imbarazzatissimi. Non osiamo guardare in faccia le commesse, facciamo finta di niente e chiediamo di vedere le cartine, le mappe.. di
Ashgabat, del Turkmenistan. Non ci sono, non sono ancora state stampate (!!?) Poi una di loro si consulta e torna dopo un minuto con una cartina stampata
su cartoncino su un foglio A4.... E calendari? Qui arriviamo al top: ci fa vedere una decina di calendari, tutti, ma proprio tutti hanno su tutte le
pagine la foto del presidente. Ne compriamo 3 ma siamo strabiliati. In uno Michal comincia a leggere, i nomi dei giorni sono cambiati, non sono lunedì
martedì... ad ogni giorno della settimana il presidente ha dato il nome di un suo familiare..
Compriamo poi un libro enorme che è diverso da tutti gli altri, non è di colore pastello, è un grande libro su Ashgabat, in turkmeno, russo e
inglese, scritto dal presidente. Parla della sua vita e della citta e non
si contano le sue foto.
Paghiamo e usciamo e abbiamo la sensazione come se le ragazze dietro il balcone fossero state bastonate.
|
|
Andiamo a mangiare in un bel ristorante vicino al mercato. Mangiamo benissimo, io pelmeni, insalata e shashlik, Michal prende un grosso pesce con le
patatine. Coca cola e caffè. Poi facciamo un giro al mercato
|
|
passiamo il pomeriggio a girare per la città, a cercare internet, ce ne indicano due o tre ma sono tutti chiusi. Non chiusi temporaneamente, chiusi e
basta. Non riusciamo a crederci, finalmente decidiamo e andiamo nel grand hotel e lì finalmente internet c'è, ma solo per i clienti e noi certo non
vogliamo diventare clienti a 200 dollari a notte.
Finalmente Michal trova delle indicazioni, in un chiosco, c'è una ragazza che gli scrive i nomi degli alberghi un pò economici (gli scrive anche il suo
numero di telefono, ma di nascosto dal suo ragazzo!). Così troviamo da dormire. Un pò fuori dal centro, in collina, un albergo che da fuori è
bellissimo e invece dentro è abbastanza cadente. 25 dollari la doppia, il parcheggio nel parco interno. Scarichiamo i bagagli e poi torniamo in città a
girare. Cena nello stesso ristorante del pranzo..
|
|
non riesco a crederci.. la statua del libro, l'enorme statua a un libro!!!!!!
Michal contina a fare le foto, mentre ci giriamo intorno è la cosa più incredibile che abbiamo visto
|
|
faccio la prova del vestiario, pantaloni lunghi, maniche lunghe....
|
|
giovedì 7 settembre, Ashgabat una macchina, la nostra, solo più Michal ed io
|
Dormiamo male perché tutta la notte nella stanza vicina si divertono e fanno rumore, poi la mattina prima dell'alba
ci svegliamo di soprassalto: urla disumane nel corridoio. Sento le voci ma non capisco le parole. Michal anche lui fa fatica, al buio ci avviciniamo alla
porta, dopo un pò mi dice che stanno cercando di calmare uno che
urla che vuole ammazzare la ragazza trovata con uno (probabilmente quelli che facevano baccano stanotte). Stiamo immobili, molto spaventati e non sappiamo cosa fare. Colpi contro le porte che sembra che venga giù il muro
(che peraltro era già tutto crepato). Torniamo a letto e non riusciamo a capire come sia possibile che non riescano, sembra che ci siano 10
persone, a farlo
smettere. Poi di colpo si capisce che si stanno allontanando. Ormai siamo svegli. Ci prepariamo, nascondiamo tutte le foto, i questionari, io muoio di
paura, e partiamo
|
Michal fa le foto dalla finestra dell'albergo
|
|
|
|
Arriviamo alla frontiera che sono le 7 del mattino, c'è una bella sorpresa, la frontiera apre alle 8. Quindi torniamo in città a fare benzina, siamo
quasi in riserva.
Michal è già vestito per l'Iran, pantaloni lunghi e maglia in tinta unita.
|
|
|
|